giovedì 14 luglio 2016

Always crashing in the same car

Every chance
Every chance that I take
Take it on the road
Those kilometers and the red light
I was always looking
Left and right
Always crashing in the same car


L'avete riconosciuta? E' l'ultima traccia registrata per Low (1977), l'album di David Bowie che apre la trilogia berlinese.
Metafora di un uomo che coglie ogni occasione lungo la strada, finendo sempre per sbattere contro i propri errori, anche quando si tratta di girare in tondo nel chiuso di un garage.
David Bowie is è il titolo della mostra che apre oggi a Bologna, al MAMBo.
Percorrendo le sale - le cuffie alle orecchie - mi è tornato in mente Robert Vaughan, l'algido protagonista di Crash (1973), il romanzo di J.G. Ballard (da cui è tratto il film omonimo di D. Cronenberg del 1996) che trasforma la macchina (e lo scontro automobilistico) in "metafora totale della vita dell'uomo nella società moderna", con la sua ossessione mortifera per il sesso e la tecnologia.
E poi, per una sorta di cortocircuito mentale, il romanzo di Laurent Binet: HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrichcon la sua mirabile descrizione di una macchina (una Mercedes nera che "guizza sulla strada come un serpente", su cui viaggia l'ideatore della soluzione finale) destinata a essere fermata in una curva di Praga e a cambiare il corso della storia.
Una digressione, un intermezzo: prima della partenza.




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